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Oltre l'insostenibile e impuro peso dell'essere. Una riflessione psicoanalitica sull'anoressia
Ist Teil von
Storia delle donne : concepire, generare, nascere, 2021-01, Vol.17, p.11-25
Ort / Verlag
Florence: Firenze University Press
Erscheinungsjahr
2021
Link zum Volltext
Quelle
EBSCOhost Business Source Ultimate
Beschreibungen/Notizen
Nel conteso di una dimensione psichica patologica quale quella dell'anoressia, l'appetito può essere vissuto come un crimine (Francesconi 2004), configurandosi esso come una impura dipendenza dalla materialità, essendovi il fisiologico mangio per vivere percepito come potenzialmente soggetto all'impura trasformazione nel repellente vivo per mangiare. Non a caso in una lettura di questo disturbo dell'alimentazione l'anoressia è stata assimilata all'ascesi mistica, e se ne è parlato come di santa anoressia (Bell 1985). Nel nostro contributo, dopo un breve inquadramento dell'anoressia nello spettro dei disturbi alimentari, verrà sviluppata una riflessione psicoanalitica sulle istanze che possono condurre un soggetto -spesso, ma non solo, di sesso femminile- a sentire come intollerabile il proprio essere carne, materia inerte, corpo imbarazzante perché pesante, che molto ha a che fare con un immaginario diffuso e condiviso anche dagli uomini a proposito della donna: «Se le si domanda che concetto abbia del proprio Io, ella non sa rappresentarsi null'altro che il proprio corpo. Il loro esteriore, ecco l'Io delle donne» (Weininger, Sesso e carattere, p. 213); «Ma ormai io non potevo più perdonarle di essere una donna, una che trasforma il sapore remoto del vento in sapore di carne» (Pavese, Ferie d'agosto, p. 47). Verrà analizzata in funzione di tali riflessioni la dinamica Assenza-Mancanza, termini che giocano entrambi, nella loro relazione, un ruolo fondamentale nel paradiso anoressico: «un paradiso freddo, un paradiso buio» (Zarri, Un eremo, p. 54).