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La maggioranza degli editori (compresi A. Bourgery e L. D. Reynolds) stampa la frase con cui si apre Sen., De ira 3,13,1 seguendo una proposta di M. C. Gertz: Pugna tecum ipse: si ‹vis› vincere iram, non potest te illa. Incipis vincere, si absconditur, si illi exitus non datur. Signa eius obruamus e.q.s. All’interno di un’analisi insieme filologica, stilistica e filosofica del testo, con il presente articolo si intende dimostrare che l’aggiunta di ‹vis› e il ruolo attribuito alla voluntas che ne consegue non sono per nulla coerenti con la strategia di cura delle passioni di Seneca né tantomeno con la fase psicologica qui descritta, che vede lo scontro tra il soggetto – ormai in preda ad un accesso d’ira – e le sue passioni. Une formulazione più coerente del passo si ottiene invece facilmente attraverso una diversa integrazione: Si vincere iram non potes, te illa ‹vincit›. Incipis vincere, e.q.s.